Il mio ruscibar.it è un blog decisamente di nicchia, sia per i temi trattati, sia per il pubblico a cui si rivolge. Diverso è l’approccio scelto da Ferdinando Giordano per il suo mioguru.blogspot.com. Questo blog è scritto con l’intento di raggiungere il più alto numero di lettori perché ha un nobile obiettivo: fare divulgazione.
Ferdinando ha accettato volentieri di rispondere ad alcune mie domande…
Ferdinando, cominciamo da te: per quale motivo un ricercatore universitario decide di diventare un blogger?
Il motivo è dovuto al mezzo che uso per andare al lavoro, cioè il treno. Capitava spesso con i miei compagni di viaggio di parlare di internet e di nuove tendenze. Così mi è venuta l’idea di utilizzare un blog per passare i link e i tutorial agli amici. All’inizio il blog era seguito solo da pochi intimi, poi con il passaparola il numero dei visitatori di mioguru è aumentato (e continua ad aumentare).
Quali difficoltà si incontrano a fare divulgazione in Italia, soprattutto nell’ambito della comunicazione e delle tecnologie digitali?
Lo scoglio principale è fare capire che certe cose non sono solo per tecnici (spesso scambiati per nerds), ma spesso sono solo nozioni minime per sfruttare tante opportunità che ci vengono offerte dalle tecnologie digitali.
Quanto tempo dedichi giornalmente al tuo blog?
Leggo spesso notizie in rete, mentre dedico i ritagli e le pause alla scrittura dei post, che infatti sono tipicamente brevi. La brevità è una scelta dettata dal tempo, dalla voglia, ma specialmente dalla convinzione che per far passare un concetto o una notizia non bisogna fare troppi giri di parole.
In questi ultimi mesi assistiamo all’esplosione del web2.0, passata l’infatuazione generale cosa resterà di questo nuovo scenario?
Io credo che il botto debba ancora arrivare, infatti per ora di web2.0 si parla solo tra tecnici e appassionati, quando si iniziarà a parlare di web2.0 come qualche anno fa si parlava di new economy allora ci sarà il picco. A quel punto bisognerà vedere se la lezione impartita dallo scoppio della bolla speculativa della new economy sarà servita a qualcosa. Di sicuro già ora si vedono i primi cambiamenti sia nelle web application che nei siti più tradizionali. Si tende già ad utilizzare AJAX e canali RSS, inoltre riscontro una tendenza nell’applicare concetti di condivisione tra utenti, questo secondo me è gia un buon risultato.
Quali applicazioni Web2.0 hanno cambiato il tuo modo di usare la rete?
Sicuramente su un ipotetico podio metto Netvibes ,Writely e Gmail ( e del.icio.us pronto per un ripescaggio..). Ad esempio abbiamo fatto questa intervista utlizzando Writely: non è stato ecessario scambiarci un solo file, abbiamo utilizzato solo il browser… non è poco.
Flickr, del.icio.us, youtube, writely, digg, GMail, Google Maps sono le applicazioni di riferimento del Web2.0. Quale tra queste consiglieresti come pillola rossa per entrare nella nuova dimensione del web?
Purtroppo non esiste una pillola rossa per chi ottima. Mi spiego meglio. Per far percepire la rivoluzione che il web2.0 porta con se, bisogna consigliare il servizio più utile per chi ci ascolta. A volte mi capita di parlare di flickr e sentirmi dire: “…ehi, ma io le mie foto non voglio farle vedere a tutti!”, quindi è importante conoscere bene le esigenze della persona a cui stiamo proponendo un’applicazione web 2.0. Per andare sul sicuro consiglierei Gmail, Netvibes e del.icio.us.
Il Web2.0 è pronto per il business?
Dipende cosa si intende per business. Sono un po’ critico sulla tendenza americana di creare startup con il solo scopo di farsi acquisire (spesso a cifre astronomiche) da grandi aziende come Google o Yahoo. Mentre se si intende utilizzare concetti e tecnologie web2.0 per creare servizi che si autosostengono sono convinto che e` il momento giusto.
Parliamo di digital divide, come vedi la situazione in Italia?
Una delle cause del digital divide è, a mio parere, la lentezza con cui si stanno diffondendo nel nostro paese le connessione a banda larga sia su cavo che wireless.
libero). Negli USA è normale comunicare via mail come qui con il telefonino, a proposito ti racconto un aneddoto: anni fa comunicando la mia e-mail quando dicevo “chiocciola libero punto it” alcuni mi rispondevano “libero nel senso che lascio uno spazio vuoto?”
Ora queste cose non succedono più, ma l’utilizzo della semplice e-mail è ancora poco diffuso nella quotidianità ed ancora meno lo sono i servizi web in genere.
Credo che il VOIP potrà dare un grande contributo alla diffusione della banda larga e a far passare il concetto che il PC serve anche per comunicare.
Io sostengo da tempo che l’isolamento linguistico e culturale che viviamo in Italia contribuisca pesantemente al digital divide… sei d’accordo? o secondo te sono altre le cause?
Ne sono convinto anche io! Pensa a tutti servizi in inglese che non vengono utilizzati solo per questo motivo. Al contrario però credo che possa diventare anche una opportunita da cogliere. Infatti è possibile prendere spunto dalle idee più interessanti che si osservano nel mondo anglosassone per poi riprodurle in salsa italiana con margini di rischio minori.
Evidentemente in questa situazione i pezzi da novanta italiani (libero, alice, fastweb) non sentono la concorrenza degli attori stranieri e possono ritardare l’ingresso nel nostro paese di applicazioni di nuova generazione. Questo scenario lascerebbe spazio, almeno in teoria, alle piccole startup… ce ne sono?
La situazione italiana è diversa da quella che osserviamo oltre oceano: i principali attori sono quelli che forniscono connettività(telecom, infostrda, etc) e non servizi come invece fanno i colossi tipo Google eYahoo. L’attenzione dei nostri provider è mirata soprattutto alla diffusione della banda larga e non si crea una concorrenza sui servizi a valore aggiunto. Mi pare che l’interesse principale sia la TV su IP e niente di più. In italia manca un grande soggetto slegato dalle aziende di telecomunicazioni tradizionali che offra servizi web degni di questo nome e proprio il digital divide dovuto alla lingua potrebbe essere una carta da giocare. Come ti ho anticipato nel commento al tuo post anche in Italia si stanno muovendo piccole realtà sulla scia dei grandi successi web2.0, ma chiamarle vere e proprie startup mi sembra eccessivo. Siamo sulla buona strada, ma mancano delle idee originali.
Anche il blogging può essere motore di business. In Italia l’esempio più interessante è senza dubbio blogo.it. Ci sono anche altre realtà?
Il blogging può essere un motore di business sia per chi gestisce piattaforme (tipicamente veri e propri colossi come blogger, splinder, myspace ) sia per chi pubblica contenuti, in quest’ultimo caso concordo con te sul fatto che Blogo rappresenti un case study. Il fenomeno si chiama nonopublishing, cioe piccole case editrici online che collegano vari blog tematici centrati su vari argomenti. In italia oltre al citato blogo segnalo anche blogosfere che raccoglie oltre 100 blog! Di sicuro è una strada che è possibile percorrere per una nuova eventuale startup con poco sforzo, cioè iniziando in modo amatoriale e vedere come va (a proposito proviamo? )
La cosa che mi entusiasma meno di questa tendenza è che il blog tende a diventare un semplice strumento di pubblicazione su internet e c’è il rischio di perdere il collegamento diretto e personale con il blogger. Ad esempio quando leggo il ruscibar penso “vediamo se Paolo ha novità”, mentre alcuni blog professionali scritti da piu` autori mi danno la sensazione di leggere semplici riviste online e nulla di più.
Torniamo a parlare di mioguru… quali sono i programmi futuri per il tuo blog?
Principalmente spero di riuscire ad aggiornarlo anche durante l’estate e, a meno che sotto l`ombrellone non mi venga qualche idea particolarmente furba, non ci sono programmi futuri. Qualche consiglio?
…consigli? Mioguru evolverà come podcast, videocast o qualcosaltro?
I podcast e videocast sono strumenti interessanti, ma per ora non credo di utilizzarli.
Qual è il tuo post preferito tra quelli che hai scritto per mioguru?
In generale i miei post preferiti sono quelli che raccolgono più commenti come quello sulla domanda di colloquio per Google
A questo punto non resta che invitare i lettori del ruscibar a sottoscrivere il tuo feed RSS… quale feed aggregator consigli?
Senza dubbio netvibes
…e per chi non sa ancora cosa è un feed?
Ti ringrazio Ferdinando per il tempo che hai dedicato ai lettori del ruscibar, a presto.
Ciao